Bologna celebra Gibì Fabbri e affronta il calciomercato con fiducia
Eraldo Pecci e Riccardo Cervellati riflettono sul futuro del Bologna tra celebrazioni e sfide di mercato.

Eraldo Pecci e Riccardo Cervellati riflettono sul futuro del Bologna tra celebrazioni e sfide di mercato.
"Se hai gente capace nello scegliere i giocatori bravi certi sacrifici in uscita diventano meno pesanti", dice Eraldo Pecci. "Un anno fa ricordo che c’era grande preoccupazione per le cessioni di Zirkzee e Calafiori e poi guardate che stagione meravigliosa è venuta fuori", osserva Riccardo Cervellati. "Quando vedo giocare il Bologna mi diverto: adesso speriamo che non venda i migliori", è l’auspicio di Franco Fabbri. Che ci fanno un sabato mattina nella canicola di Poggetto, frazione di San Pietro in Casale, Eraldo Pecci, Riccardo Cervellati e Franco Fabbri (l’ex roccioso terzino del Bologna della prima metà degli anni Ottanta)?
Celebrano il mito immortale di Gibì Fabbri, l’allenatore campione di umanità amato su entrambe le sponde del Reno (Bologna e Ferrara) a cui Poggetto, che nel 1926 gli diede i natali, ieri ha dedicato un busto e una piazzetta a imperitura memoria. C’è la storia e c’è un presente che incombe.
"Poter ripartire da Italiano è una certezza importante – dice Pecci –. Italiano ha capito che a Bologna si può lavorare in un certo modo. Questo insegna qualcosa anche a chi, penso a Maifredi e Motta, ha avuto l’opportunità di salire di livello e ha deciso di farlo subito: magari se avessero aspettato un po’ ad arrivare in certe piazze (il riferimento è alla Juve, ndr) di fronte alle difficoltà avrebbero reagito diversamente".
Insieme con il presente incombe il mercato, con i gioielli rossoblù fatalmente in vetrina. "Quando ti offrono una montagna di soldi per un tuo giocatore purtroppo lo devi vendere – dice Pecci –. Dopodiché non puoi pensare di tenere in ordine i conti e lottare per lo scudetto. Ma Saputo è una certezza, tiene la squadra in A e le ha appena fatto rivincere la Coppa Italia. Poi se un anno in campionato arrivi quinto e l’anno dopo nono pazienza, non ne farei un dramma. L’importante è avere uomini mercato bravi nella scelta dei giocatori: e Sartori-Di Vaio è un bel binomio".
Riccardo Cervellati, riserva di Andrea Pazzagli all’inizio degli anni Novanta in B e poi titolare in C1 nel 1993-94, il 14 maggio era tra gli invitati del club nella tribuna dell’Olimpico quando il Bologna ha alzato al cielo la Coppa Italia. "Viverla da tifoso insieme a tanti ex calciatori rossoblù è stata una delle emozioni sportive più grandi della mia vita – osserva Riccardo –. Ricominciare da Italiano è una garanzia e contribuirà a spazzare via quello scetticismo che c’era un anno fa a inizio stagione. Cedere o non cedere i pezzi pregiati? Di fronte a certe situazioni fai fatica a trattenere un calciatore. Sembrava impossibile fare una bella stagione senza Calafiori e Zirkzee. E invece...".
Il ferrarese doc Franco Fabbri è reduce da ben altri ‘spettacoli’ calcistici. "Il fallimento della Spal è un dramma sportivo – sottolinea Fabbri –. Veder giocare il Bologna invece è divertimento puro. Spero solo che adesso non cedano i migliori".
Lo spera una città intera. Ma per fortuna questo Bologna, dove Saputo regna e Tacopina è un fantasma lontano, è in ottime mani.
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